Shakthy Dasan từ Kalna, West Bengal , India

shakthydasan

11/24/2024

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Shakthy Dasan Sách lại (10)

2018-11-03 08:30

Đạp Xe Vì Tình Từ Ấn Sang Âu Thư viện Sách hướng dẫn

Sách được viết bởi Bởi: Per J. Andersson

Beaumont's biography of the great blues musician Son House is a remarkable achievement, considering what he had to work with. House was born in 1902 (probably) in Mississippi, and an African-American born in Mississippi at that time wasn't considered worthy of much in the way of official record-keeping. There is no birth certificate for House, and no records of his two arrests and prison terms (in Coahama County Prison Farm and the notorious Mississippi State Prison Farm at Parchman) have survived. Everything we know about House's life up until his famous 1930 recording session for Paramount is derived from interviews House gave after his rediscovery in 1964. And other large chunks of House's life, such as the 1943-64 period, when he moved from Mississippi to Rochester, New York, are almost as "off the radar." But Beaumont has done a great job of sifting through the interviews House gave, and coming up with something that is as close to the truth as we are likely to get. He also searched what records there are, and conducted interviews with those who knew House at various times in his life. He doesn't shy away from the negative (House was an alcoholic for much of his life and killed two men, probably at least partially in self-defense), but manages to avoid the unpleasant tone of Stephen Calt's biography of Skip James, to invoke a book most readers interested in House will know. Most importantly, Beaumont does a good job of invoking the power of House's music in words. I can't imagine anyone reading his four-page description of House's very first recording, the masterpiece "My Black Mama," without wanting to immediately hear the music. Here's part of it; after describing House's guitar playing, Beaumont says: House's vocals are even more impressive. Under the pressure of the moment, it seems as if all the bitter disappointments of his twenty-eight years, all the painful failures, frustrations and resentments of his life up to that point gather into a powerful storm that bursts forth in the first words he sings, the angry question, "Black mama, what's the matter with you?" His voice is immediately gripping, fierce, and full of rage.... House's bitterness and anger speak most clearly in his enunciation of the word "satisfaction." The stress on the third syllable is so strong it seems as though he means to snap the word in two. House was a somewhat tortured man, driven by his conflict between the God that he believed in (he was a preacher at several points in his life) and his uncontrollable drives for alcohol, sex, and most of all, the blues. He is "important" as a mentor of Robert Johnson and Muddy Waters, but more important is the high quality of his driven, haunted music itself. Thank you for this book, Mr. Beaumont.

2018-11-03 09:30

English Language For Life - Tiếng Anh Trong Đời Sống Hằng Ngày - Tập 5 (Kèm 1 CD) Thư viện Sách hướng dẫn

Sách được viết bởi Bởi: Phương Linh

** spoiler alert ** Il libro si fonda sul concetto della clonazione a scopo medico. Svariate volte si è sentito parlare dell’opportunità di clonare le persone per avere organi pronti e adatti per eventuali trapianti, sangue compatibile… discorsi che aprono a loro volta interrogativi sul rapporto tra scienza e morale. Dove può spingersi la scienza, in nome del progresso e della medicina? E dove invece bisogna usare prudenza e porsi dei limiti? Nell’Inghilterra che ci mostra Ishiguro, poco a poco scopriamo che è stata sviluppata alla perfezione la tecnica della clonazione umana. I cloni crescono in apposite strutture, vengono educati fin dall’infanzia all’ubbidienza e sono addestrati a diventare prima assistenti e poi donatori. Gli assistenti sono i cloni che, ormai maggiorenni, si occupano di assistere moralmente chi è allo stadio più avanzato, quello di donatore. Tutti i cloni, col tempo, vengono scelti per le donazioni. Una, due, tre, quattro donazioni, a seconda di quanto bene reagiscono alle operazioni. Ma tutto questo lo scopriamo poco a poco, mentre la protagonista -Kathy, un’assistente- ripercorre la propria vita. L’infanzia nell’istituto di Hailsham, l’amicizia con Ruth e Tommy. La crescita assieme agli altri bambini, fino a giungere all’adolescenza. Le prime domande sussurrate di nascosto tra pochi amici, la paura di fare domande pericolose, l’incerta consapevolezza di ciò che dovrà ancora accadere. Perché fin da piccoli sanno, ma allo stesso tempo non sanno. Gli vengono fornite saltuarie informazioni, mescolate però con nozioni di misera importanza assoluta ma vitali per l’età degli studenti, che così si concentrano sulle seconde assimilando però allo stesso tempo le prime. E quando arrivano a lasciare l’istituto, a passare allo stadio successivo, ad avvicinarsi al mondo esterno dal quale sono sempre stati separati, la cosa non si rivela uno shock quanto piuttosto un risveglio di informazioni dormienti dentro di loro. Il libro segue la vicenda di Kathy, la sua amicizia con Ruth e Tommy, e il modo in cui dopo anni di separazione e di incomprensioni, i tre si ritrovino grazie al ruolo di assistente che ancora la ragazza riveste. E proprio grazie a questo riavvicinamento e a una storia d’amore sbocciata troppo tardi, Kathy scoprirà la verità su ciò che accadeva nel suo istituto. La vera natura dei tutori e della misteriosa Madame, il significato della Galleria, il motivo della loro esistenza, il segreto del rinvio. Un tema stuzzicante, trattato anche bene. Con perle come il timore dei bambini e dei ragazzini riguardo le domande che intuivano essere pericolose, o come il vero scopo dell’Istituto e della Galleria. Peccato solo per la passiva accettazione e rassegnazione con la quale tutti i cloni sembrano subire il loro stato e il loro destino, il loro ciclo di vita. Nessuno che si ribella, nessuno che protesta, che cerca di fuggire, che cerca anche solo di distruggere tutto. Nessuna personalità sfavillante, tutti abbastanza grigi e meschini, tutti a limitarsi a sviluppare una propria personalità sotto il giogo del destino impostogli alla nascita. Capisco tutto, capisco il condizionamento subito fin dall’infanzia. Ma qualche ribelle c’è sempre, è impossibile uno stato di prigionia mentale assoluta, senza ribellioni e proteste, con tutti i prigionieri che accettano passivamente e anzi felicemente il loro stato. No, questo non lo accetto. A parte questo, comunque, ho amato le rivelazioni finali. Fin troppo realistico lo scenario proposto dall’autore giapponese, così come le parole pronunciate da un certo personaggio verso la fine del libro. Dal tuo punto di vista la tua perplessità è assolutamente legittima. Però devi cercare di osservarlo da una prospettiva storica. Dopo la guerra, agli inizi degli anni Cinquanta, quando le grandi scoperte scientifiche si susseguirono così rapidamente, non c’era il tempo di soffermarsi, di fare le domande più ragionevoli. Improvvisamente avevamo a disposizione tutte quelle possibilità, tutti quei modi per curare malattie che fino a quel momento erano state considerate incurabili. Era questo ciò che il mondo vide, ciò che desiderò sopra ogni altra cosa. Per molto tempo, la gente ha preferito credere che quegli organi comparissero dal nulla, o tutt’al più che crescessero in una specie di vuoto pneumatico. E’ vero, ci sono stati dei dibattiti. Ma nel momento in cui la gente ha preso a interessarsi degli… studenti, nel momento in cui hanno cominciato a prendere in considerazione come erano allevati, se dovessero venire allo scoperto, ebbene allora era troppo tardi. Non c’era modo di invertire il processo. Come si più chiedere a un mondo che è arrivato a considerare il cancro come una malattia curabile, come si più chiedere a un mondo simile di accantonare la cura, di tornare all’età infelice dell’impossibilità? Non c’era modo di invertire la rotta. Per quanto le persone si sentissero a disagio nei vostri confronti, la loro crescente preoccupazione era che i loro figli, le loro mogli, i genitori, gli amici, non morissero di cancro, di artrofia muscolare, di infarto. Così per molto tempo vi abbiamo tenuti nascosti, e la gente ha fatto del suo meglio per non pensare a voi. E se lo facevano, cercavano di convincersi che non eravate veramente come noi. Che eravate inferiori agli esseri umani, e quindi non contavate nulla.

2018-11-03 14:30

Nuôi Dạy Gia Súc Gia Cầm - Nuôi Chó Kiểng (Tái Bản 2016) Thư viện Sách hướng dẫn

Sách được viết bởi Bởi:

ORIGINALLY POSTED AT Fantasy Literature. The best thing I can say about The Path of Daggers is that it is significantly shorter than the last few novels have been -- only 700 pages (mass market paperback) compared to the 900-1100 page novels that have preceded it. There is much less of the repetitive backstory. I guess Mr. Jordan finally realized that new readers aren't jumping in at this point. However, that's not to say that there are 700 pages of plot here, either. For again, most of the pages are devoted to minutia such as nearly every word spoken during one of Elayne's 3 hour long rides, every thought that Perrin has while walking around his camp, etc. Most of the significant action is squeezed into the last couple of chapters. The story is still interesting, but The Path of Daggers doesn't advance it far enough. But what's annoying me most is that the female WOT characters are the cattiest bunch of women I've ever encountered. Supposedly the Aes Sedai are dignified, cool-headed, and calm, but yet we see them constant bickering, back-biting, squabbling, thinking about their positions relative to others, and worried about what everyone else is thinking. For such powerful women, they are continually showing their shock, getting into petty disagreements, trying to out-wit each other, widening their eyes, adjusting their shawls, and smoothing their skirts (apparently this is an indication of uneasiness, though I have never actually seen an uneasy woman smoothing her skirt). And why the heck are adult women SPANKING each other?!? I find it irritating that women leaders are portrayed this way while the powerful men are portrayed as hard, reserved, and distinguished. I'm sure that Mr. Jordan meant for his female characters to seem strong, but they just come across as bitchy. I really can't figure out why they all take each other so seriously. Read more Robert Jordan book reviews at Fantasy literature.

Người đọc Shakthy Dasan từ Kalna, West Bengal , India

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