Matts Van từ Neos Sinikismos Loutrotopou , Greece

mattsie4726

11/05/2024

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Matts Van Sách lại (11)

2019-09-09 19:30

Bộ Sách Phụ Nữ Hiện Đại - Bộ 4 Cuốn Thư viện Sách hướng dẫn

Sách được viết bởi Bởi: Nhiều Tác Giả

"Io mi salvo solo vicino a te." Ogni generazione, ogni decennio ha il suo libro scandalo e pare che Altri libertini sia davvero quello degli anni Ottanta. Dei primi anni Ottanta, almeno: un romanzo in bilico, in punta di piedi sull'uscio di un nuovo decennio, l'ombra proiettata negli anni di piombo e gli occhi rivolti al futuro, ignari di tutto quel che avverrà, come l'esplosione dell'AIDS. Sei episodi, sei viaggi, sei storie di altri libertini, corpi che si agitano come dannati danteschi. Una vita ai margini, ai margini dello spazio-tempo: episodi vissuti all'alba, al tramonto, in piena notte, in viaggio, su un'autostrada, in una dissociazione estremizzata dalla tossicodipendenza. Eppure, sono storie che si inchiodano al cuore pulsante dell'Italia di quegli anni. Senza voler esser un romanzo sociale, i sei racconti di Tondelli trasudano l'essenza di quegli anni, lo scenario urbano di Reggio, il formicolio della ribellione giovanile che si accalca attorno il DAMS di Bologna, il sapore duro dell'asfalto che uniforma l'intera Italia. Quella di Tondelli è una vita breve e vissuta intensamente, così come per i protagonisti di questi racconti, ventenni che sembrano aver vissuto un'intera vita. Sboccato, sfacciato, osceno, indecente e indicibile: Altri libertini è un libro il cui ricordo si associa sempre al processo per oscenità, il cui linguaggio sporco di espressioni gergali fa venire in mente Pasolini. Ma oltre al disastro, alla disperazione delle vite di questi giovani sbandati, oltre alla denuncia (mica tanto, a ben vedere) della droga, del malessere sociale, il vero pregio di questo libro, il suo indubbio punto di forza sta nell'operazione dissacrante compiuta sul linguaggio e sulla narrazione. Tondelli elimina brutalmente il narratore, annulla la focalizzazione, sovrapponendo in un unico, incasinato livello di narrazione le immagini, i pensieri, le descrizioni di questi racconti. La scrittura di Tondelli è un fiume in piena, inarrestabile, imprevedibile, che sporca la pagina senza alcun controllo. Alla pressione di questa scrittura emotiva Tondelli cede più volte, scivolando nel flusso di coscienza alla Joyce, oppure capovolgendo, ironicamente, una tecnica classica come quella degli "elenchi", come la lista di citazioni letterarie (a partire dall'Holden di Salinger, affiancato al più turbolento e deviato Toerless di Musil). Nell'irruenza metamorfica del suo linguaggio prende vita davvero la condizione dell'essere umano, esaltata ed estremizzata nel tossico, dell'omosessuale, nel transessuale. Alla narrazione in prima persona inchiodata al presente nulla sfugge: distorce il tempo e lo spazio, persino la natura ne esce sfigurata, "pervertita": i mattoni di Bologna che prendono fuoco al tramonto, le montagne una a ridosso dell'altra come s'ingroppassero. Condivido infine il giudizio più diffuso: Viaggio, il racconto più lungo, il più intenso e irruente nella forma, da solo vale l'intera raccolta.

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